L’Artico è un ambiente “sentinella”, perché cambia molto più velocemente di altre regioni del pianeta. Capire cosa succede in Artico aiuta la scienza a prevedere cosa può succedere altrove. L’artico è un laboratorio naturale privilegiato per gli oceanografi, climatologi, biologi marini e tutte le scienze dell’ambiente.L’Artico è, la regione più sensibile di qualsiasi altra al riscaldamento, attore e al tempo stesso vittima del cambiamento climatico. Un piccolo aumento di temperatura ai poli aumenta il riscaldamento generale delle temperature, creando un effetto di accelerazione del riscaldamento.
Come mai? Sono regioni dominate da parametri molto delicati per l’equilibrio delle temperature del pianeta: ghiacci e oceani, e la loro interazione con l’atmosfera.
È facile capire che una grande superficie bianca come i ghiacci dei poli riflette l’80% del calore del sole verso l’atmosfera. Quando il ghiaccio si scioglie, viene esposta una superficie scura maggiore e l’oceano, più scuro del ghiaccio, trattiene il 90% del calore, riscaldandosi. Un oceano caldo riscalda la temperatura esterna ed è l’interazione tra queste superfici che provoca un effetto moltiplicatore del riscaldamento, un meccanismo di feedback o accelerazione artica che si ripete fino a un punto di non ritorno: il totale scioglimento della calotta polare. I principali modelli previsionali indicano che l’oceano artico potrebbe essere completamente deglaciato entro il 2030.
Il riscaldamento delle temperature medie globali è principalmente il risultato delle emissioni in atmosfera di gas cosiddetti a effetto serra, tra cui la CO2 e il metano. I gas serra intrappolano il calore residuo di queste emissioni e lo ri-irradiano in tutte le direzioni.
L’inquinamento da metano, il gas serra più pericoloso, è particolarmente preoccupante in artico.
Finché rimane congelato sul fondo dell’oceano, questo gas non rappresenta una grave minaccia, ma è in realtà una bomba a orologeria, poiché col riscaldamento delle temperature si scioglie, formando pericolose bolle di gas che salendo in superfice, contribuiscono a riscaldare ulteriormente la temperatura dell’aria e mare, innescando un potente meccanismo di accelerazione del riscaldamento.
Surriscaldamento globale e inquinamento atmosferico non sono le uniche minacce del mondo Artico.
L’inquinamento dei mari causato dalla presenza di micro e macro-plastiche è un problema ambientale macroscopico. La plastica è oggi il materiale non biodegradabile più abbondante tra tutti i contaminanti che inquinano gli oceani della terra. Nella precedente spedizione il team di Polarquest, ha campionato microplastica e plastica visibile ad occhio nudo persino sul limite della banchisa polare, alla latitudine record di 82°07’ Nord, a nord dell’arcipelago delle Svalbard.
Le popolazioni più vicine al polo, risentono per prime dei mutamenti visibili dell’artico con conseguenze sul loro stile di vita, sia per quanto riguarda le tradizioni che la sostenibilità delle loro attività produttive.
Questa estremizzazione del clima nelle zone temperate è detto Amplificazione Artica: Circa il 93% del calore residuo finisce negli oceani, che ricoprono la maggior parte della superficie terrestre, aumentandone la temperature e provocando moltissimi effetti, che scatenano processi di irreversibili:
impegnati nello studio delle problematiche ambientali dell’artico. Esperri esploratori con la passione per l’oceano artico e la sua conservazione, capitanati da Paola Catapano reporter artico e membro del CERN, salperanno a bordo del veliero Best Explorer. Questa speciale imbarcazione, un cutter di 51’, è stata la seconda a ad aver circumnavigato L'Artico in senso orario, è attrezzata con le più innovative tecnologie per le esplorazioni nelle zone più remote del pianeta. Guidata dallo skipper Nanni Acquarone ospiterà 12 esperti e scienziati per le ricerche sul campo.